N
umerosi sono i simboli cristiani che da secoli ritroviamo nell’iconografia sacra ma di cui spesso ignoriamo il significato o ai quali ascriviamo un’accezione parziale o errata.
Esempio emblematico è dato dal monogramma IHS, rinvenibile in molti edifici di culto cristiani, o nei vasi sacri, accessori e suppellettili che adornano le nostre chiese. IHS o JHS è propriamente definito “cristogramma”,1 trascrizione latina dell’abbreviazione del nome greco di Gesù (᾿Ιησοῦς, maiuscolo ΙΗΣΟΥΣ)2 rinvenibile sia nei manoscritti greci che nelle iscrizioni. “La lettura della consonante H (η) come h, diede origine all’errata interpretazione come sigla di Iesus Hominum Salvator. Si diffuse, in particolar modo in Italia e in Spagna, dal 14° sec. in poi e soprattutto alla metà del 15° sec., per opera di s. Bernardino da Siena e dei suoi seguaci che, a simbolo della particolare devozione al nome di Gesù, l’adottarono come emblema cinto da raggi e con la prima asta dell’h sbarrata così da formare una croce. Ignazio di Loyola l’adottò, sormontata dalla croce, come emblema della Compagnia di Gesù”.
Il simbolo del Tau deve la sua origine all’ultima lettera dell’alfabeto Ebraico. Presente già nell’Antico Testamento deve probabilmente la sua diffusione al periodo Medioevale frangente storico in cui la comunità religiosa di S. Antonio Eremita, della quale S. Francesco d’Assisi era attivo componente, offriva assistenza ai poveri e lebbrosi ritenuti scarti della società. Questi uomini usavano la croce di Cristo, rappresentata come il TAU greco, quale “amuleto” per difendersi dalle piaghe e da altre malattie della pelle. “Durante la sua conversione, Francesco parlò spesso dell’incontro con Cristo, nascosto sotto l’aspetto di un lebbroso, ed è quindi fuor di dubbio che il TAU sia stato adottato quale segno distintivo o firma, combinando l’antico significato della fedeltà per tutta la vita con il comandamento di servire gli ultimi, i lebbrosi del suo tempo”3 . In questo splendido calice realizzato dall’azienda Sambuco, è possibile apprezzare l’estro con cui l’argilla ancora fresca viene decorata creando un bassorilievo (ottenuto dall’esportazione di porzioni di materiale) che esalta il decoro sul fondo dell’oggetto. Naturalmente il processo che porta alla finitura di questo manufatto è ancora lungo e prevede differenti passaggi in forno necessari per applicare i vari colori e metalli preziosi che contraddistinguono questa particolare tipologia di calici.
La
croce Patente secondo l’araldica è la croce le cui braccia vanno allargandosi verso l’esterno. Quando “scrociata”, in particolare
nelle culture finlandesi e inglesi, viene chiamata anche
croce di Mantova.4 Questa croce con le estremità svasate fu adottata come simbolo dell’ordine dei templari,
(Ordine Religioso Cavalleresco della Chiesa Cattolica dei secoli XII-XIV). Istituito a Gerusalemme verso il 1119 ad opera di un piccolo nobile della Champagne,
Ugo di Payns, e di altri nove compagni, per proteggere coloro che si recavano in pellegrinaggio nella città santa. La semplice linearità della croce simboleggia, la passione di Cristo. Solitamente rossa, era portata dai Templari, non sul petto ma a sinistra un po’ sotto il cuore sulla tunica o sulla spalla sinistra del mantello perché fungesse da scudo e permettesse alla mano destra di brandire la spada con cui proteggere i fedeli.
5 Oggi la croce Patente, viene sovente utilizzata per contrassegnare vasi sacri e accessori per l’altare, come si evince dalla foto corredata. La
Ceramiche Sambuco Mario, specializzata da anni nella creazione e realizzazioni di accessori e articoli liturgici nel suo vasto catalogo fornisce un’ampia gamma di calici, pissidi, patene, ampolle, caratterizzate da uno stile ricercato e di design affiancato dall’utilizzo di metalli preziosi quali platino, rubino e oro.
1 Fonte: https://it.aleteia.org/
2 Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/ihs/
3 Fonte: http://www.vocazionefrancescana.org/
4 Fonte: https://it.wiktionary.org/wiki/croce_patente
5 Fonte: https://pdmdesk.blogspot.com/